UN ARTIGIANO RICCIONESE E LA SUA CHIRURGIA MININVASIVA DELLE VARICI

Le varici costituiscono una malattia diffusa, ma non esiste un solo trattamento flebologico valido indifferentemente per tutti i pazienti, come potrebbe invece essere per l’appendicite acuta (curabile con l’appendicectomia): per decenni si è erroneamente considerata la safena causa delle varici e la sua asportazione (= stripping) la cura più giusta!!
Abbiamo parlato con uno dei pochi Medici che in Italia eseguono un nuovo tipo di intervento conservativo delle vene safene, operazione assai  mininvasiva:  il Dr. Luca De Siena che abita da sempre a Riccione con moglie e figlio (attualmente studente in Medicina) ed ivi opera pazienti provenienti da varie regioni.

Nella Storia della Medicina quale intervento flebologico è stato realizzato per primo?
Il primo intervento di asportazione delle vene (stripping) fu effettuato dal cocchiere di Luigi XV, che operava le vene varicose dei cavalli estirpando la safena. Dalla fine dell’ottocento fino ad oggi, vari strumenti sono stati inventati per demolire la safena: il progresso si è limitato a migliorare la tecnica della asportazione delle varici con strumenti sempre più raffinati e costosi, ma sempre con l’intento di togliere le vene varicose.
Solo dagli studi emodinamici del mio maestro Dr. Claude Franceschi nell’88 è cominciato uno studio più fisiologico del circolo venoso e si è fatta strada una nuova logica: come fare per curare le varici mantenendo le safene.

Quindi dottore come si comporta di fronte al paziente?
Eseguo un accurato studio emodinamico del circolo venoso (eco-color-doppler con manovre dinamiche che simulano il movimento del paziente quando cammina) e poi propongo al paziente il trattamento più idoneo.
E’possibile intervenire con tecniche chirurgiche mirate senza asportare vene, ambulatoriamente in anestesia locale (non spinale), senza ricovero né inutili immobilizzazioni post-chirurgiche e quindi con il massimo confort per la persona. Obiettivo è la cura del circolo venoso, evitando l’asportazione di vene utilizzabili per esigenze di by-pass arteriosi (per aterosclerosi o traumi con lacerazione di arterie) e perseguire anche scopi estetici. Per dirla con un semplice paragone, non è  necessario curare la carie dentaria con l’avulsione del dente!

Ci sentiamo più tranquilli ora che sappiamo di trovarci di fronte ad un chirurgo gentile e gli chiediamo se il suo lavoro quotidiano non soffra della provincialità del paese che abita.
In realtà la mia attività flebologica non risulta staccata o scollegata da quella dei miei Colleghi emodinamisti che operano in altre regioni o da quella del Prof. Franceschi che frequenta  il mio Studio Flebologico. Non credo sia necessario ricordare che per opera sua (con la tecnica delle compressioni) in Francia poco più di vent’anni fa si operavano le arterie con diagnosi eseguite con il solo doppler acustico e che le  Sue geniali intuizioni sono fondamento della emodinamica venosa cosi come la tecnica C.H.I.V.A. che ne è la logica conseguenza.
Ricordiamo inoltre la lucida interpretazione e sistematizzazione degli shunts pelvici , la sua ampia ed unica casistica mondiale in ambito di malformazioni venose causa di mostruose manifestazioni anche in giovani pazienti; più recente il suo contributo alla linfologia con i primi due casi al mondo di interventi per ostruzioni intermittenti del dotto toracico da calcoli mobili.
E tutto questo proprio in Romagna, a Riccione, patria non solo del divertimento ma anche punto di riferimento flebologico su scala nazionale.

(Tratto da Rimini Donna – maggio 2011)

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