L’estate è un momento critico per chi ha problemi di circolazione alle gambe, sia perché il caldo ne acuisce i sintomi sia per le inevitabili conseguenze estetiche, difficili da nascondere in questa stagione.
Il professor Luca De Siena, già docente di Flebologia Conservativa, ci spiega, nell’intervista, come si possono prevenire e curare questi disturbi.
Professor De Siena, quali sono i sintomi puramente estetici e quelli che sono indicativi di una vera e propria patologia circolatoria?
La patologia circolatoria venosa è assai più diffusa di quanto si pensi : basti pensare che in Italia il 40% delle donne e il 25% degli uomini ne sarebbe affetto.
Quotidianamente al medico specialista giungono pazienti afflitte dalle complicanze acute di questa patologia ( gonfiori, flebiti, infiammazioni della cute di gamba, pigmentazioni , distrofismi ipodermitici , infezioni cutanee , sanguinamenti da varici ecc.) e , in misura minore, arrivano pazienti più giovani tanto attente agli inestetismi dei capillari. La presenza di capillari costituisce il primo gradino nella classificazione internazionale CEAP della Insufficienza Venosa. Mano mano che si sale in questa scala di gravità compaiono le vene reticolari (venule dilatate più grosse dei capillari, più profonde nella cute con tipiche colorazioni bluastre) e , successivamente, le varici ( CEAP 2) che per mostruosità tutti conosciamo essendo vene dilatate e grosse, in rilievo sulla cute, con aspetto serpiginoso che pare vogliano esplodere da un momento all’altro.
Più tardiva la comparsa del gonfiore o edema tessutale che si associa a pesantezza, stanchezza, formicolii, calore e crampi notturni ( CEAP 3 ). Il cammino peggiorativo della malattia finisce con il portarci nello stadio CEAP 4 : infiammazioni cutanee con rossore e prurito irrefrenabile – che stimola il grattamento – e dolore che si esaspera in presenza di sangue coagulato dentro questi condotti deformi ( = flebite ).
Le ulcerazioni cutanee attive e floride (CEAP 5 – 6) classicamente site in fondo alla gamba, più tipiche dell’età avanzata, possono talora insorgere in età più giovanile in presenza di varicosi importante ed obbligano il paziente a cicli di medicazioni prolungate, costose e dolorose: siamo di fronte a una vera “piaga sociale”.
Come si possono affrontare e prevenire queste patologie?
Possiamo prevenire la comparsa della vera e propria malattia circolatoria venosa se riusciamo ad ascoltare ed interpretare i primi campanellini d’allarme che il nostro corpo ci invia.
Le errate abitudini alimentari ( diete ipercaloriche e ricche in grassi e carboidrati e povere in fibre, gli italiani a tavola sono un disastro…), la sedentarietà lavorativa (con posture sedute obbligate o in piedi immobili , protratte a lungo), abiti attillati, scarpe con tacchi alti e cinture strette tanto cari alla moda giovanile contribuiscono a rendere inefficace un sistema venoso anche se anatomicamente normale. Controlliamo quindi il sovrappeso e cerchiamo di praticare un’attività fisica regolare, dolce e aerobica, non esasperata, preferendo nel tempo libero sport come il footing o il jogging ad attività più traumatiche e anaerobiche come il tennis o il body building. Anche alla scrivania ricordiamoci di quei movimenti dei piedi che vengono riportati anche nei leaflet aerei del sedile di fronte per evitare la trombosi venosa da viaggio aereo ( sindrome della classe economica ).
Cerchiamo inoltre qualche attimo di relax per poter sollevare le gambe più in alto del cuore così da ridurre la pressione dentro le vene e allo stesso tempo estraniarci dai problemi che ci rincorrono quotidianamente. Il riposo notturno sarà deliziato da un piccolo sollevamento dei piedini del letto.
Ascoltiamo il nostro corpo, copriamolo con indumenti comodi e indossiamo calzature più confortevoli, con modico tacco sui 2-3 cm.
Evitiamo la vicinanza alle fonti di calore ( sia che si tratti dei raggi solari, di stufette o caminetti accesi in montagna sia di riscaldamenti a pavimento nelle zone giorno ) , preferiamo passeggiate in acqua, sfruttando l’energia della colonna di pressione che è direttamente proporzionale all’altezza dell’acqua in cui siamo immersi e quindi bagnamoci pure fino all’ombelico ( piuttosto che soltanto i piedi ).
Se poi ne abbiamo la possibilità, alle acque delle piscine alterniamo e prediligiamo le acque termali o del mare che presentano anche le proprietà specifiche – aggiuntive – di quel particolare tipo di acqua.
In effetti , le virtù del mare erano note già nell’antichità tra gli Egiziani, i Fenici, i Greci ed i Romani, i quali utilizzavano le acque marine, le alghe e i fanghi per stimolare, rimineralizzare, rilassare e rigenerare il corpo. Nel XVIII secolo il Dr. Charles Russell divulgò le virtù terapeutiche dell’acqua di mare e utilizzò ufficialmente l’ambiente marino a scopo terapeutico. Nel XIX secolo sorse una vera disciplina: la Thalassoterapia.
Attualmente il potere rigenerante dell’acqua di mare viene ampiamente utilizzato in forme varie come idromassaggi, acquagym e docce che riattivano la circolazione, contrastano la cellulite realizzando anche un’azione antistress. L’acqua di mare ha una composizione salina simile al nostro plasma sanguigno, ma concentrazioni saline ancora superiori si trovano nelle alghe. Le alghe chiamate Sargassum, ricchissime in oligoelementi e sali minerali, sono capaci di alleviare la sensazione di pesantezza e di gonfiore degli arti, riducendo in modo significativo il ristagno di liquidi interstiziali. Il confezionamento del bendaggio con le foglie Sargassum inoltre migliora tono e consistenza dei tessuti dando ottimi risultati anche sugli inestetismi della cellulite. Dulcis in fundo l’automassaggio che possiamo gestire individualmente nei momenti liberi : pertanto impariamo ad ascoltare il nostro corpo , proviamo a massaggiarci anche con ausilio di creme drenanti o di gel rinfrescanti – flebotonici che permettono anche di fugare la fatica quotidiana.