Varici e gravidanza

La gravidanza costituisce un particolare momento della vita della donna in cui la tempesta ormonale tipica della gestazione tende ad indebolire la parete venosa mentre l’incremento della pressione venosa dovuta all’utero disteso ed allo svuotamento delle vene uterine favoriscono la distensione della parete vasale. Certamente i fattori ormonali prevalgono nei primi mesi della gestazione ma le mutate condizioni idrodinamiche sono più importanti negli ultimi 2 trimestri : tutto ciò comporta la comparsa di quadri clinici varicosi eclatanti che per la loro appariscenza creano allarmismo nelle giovani pazienti.
Eredo-predisposizione  alla malattia varicosa e/o la precedente presenza di quadri anche se minini di insufficienza venosa come i capillari ( = teleangiectasie ) sono  fattori di rischio per la comparsa di una vera e propria malattia successiva alla gestazione.
In aggiunta, la gravidanza ed il puerperio ( periodo di quaranta giorni che segue al parto ) sono situazioni associate ad aumento della tendenza del sangue a coagulare, rischio trombotico che si fa  via via crescente se già la paziente ha sofferto di flebiti o se esiste una trombofilia nei consanguinei.
Per la gestante anche il semplice viaggiare in condizioni di scarsa mobilità ed in ambenti caldi e poco aerati costituisce un ulteriore fattore di rischio di trombosi venosa. Quindi  evitiamo situazioni di ispessimento del sangue , manteniamo una buona idratazione ed evitiamo le stasi prolungate in immobilità. Limitiamo le terapie epariniche a basso peso molecolare, benché sicure per il nascituro, alle documentate flebotrombosi.
Pertanto anche nelle partorienti sane l’utilizzo di un collant 140 den. ( 18 – 21 mm Hg. ) tipo panty, specifico per la gestante, con marsupio regolabile, è doveroso fin dai primi momenti della gestazione.
Il ricorso ai farmaci flebotonici, ampiamente dibattuto per i risultati in tema di teratogenesi estrapolati dagli studi sugli animali, non è necessario e, comunque, secondario per importanza al beneficio ottenuto con le calze a compressione graduata. Utili le pratiche di linfodrenaggio  manuale o di attività fisiche eseguite dolcemente in acqua , mentre più problematico è l’utilizzo delle pressoterapie sequenziali per la difficoltà di regolazione delle pressioni.
Ricordiamo per fortuna che  la maggior parte delle alterazioni venose, dalle grosse varici alle teleangiectasie, comparse durante questo periodo  rientreranno in gran parte dopo l’espletamento del parto.

Per le varici invece presenti nelle giovani che ancora non hanno partorito quale comportamento adottare?
Sicuramente la valutazione della situazione venosa con ecocolordoppler con manovre dinamiche costituisce un indispensabile atto diagnostico e base di tutte le considerazioni successive terapeutiche , siano esse mediche ( calze e /o sclerosi ) che chirurgiche.
Per quanto concerne le strategie chirurgiche  ricordiamo che i trattamenti  sulla cross femoro-safenica sono esposti fortemente a rischio di recidiva per le alterazioni emodinamiche che la gravidanza comporta a tale livello: inoltre pensiamo che la possibilità di ri-recidive nei reinterventi sulla cross femorale è alta secondo gli Anglosassoni. Se poi consideriamo che in particolari sistemi venosi patologici è possibile normalizzare il flusso in safena semplicemente agendo sulle collaterali ( = rami della rete safenica ) sia con chirurgia mininvasiva , conservativa , che in sclerosi ( sclerosi emodinamica ) allora è ovvio che possiamo e dobbiamo ridurre al massimo le gestualità chirurgiche sulle cross femoro safeniche delle nostre giovani pazienti.
Interventi mininvasivi (metodica CHIVA) potranno invece essere eseguiti anche prima delle gravidanze ed anche in caso di eventuale recidiva varicosa la ripresa chirurgica o in sclerosi emodinamica è molto più semplice che nei sistemi sottoposti ad asportazione della safena.
Cerchiamo quindi di salvaguardare il patrimonio venoso delle future mamme per non creare prima delle giovani pazienti!

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